Terza domenica di Pasqua

Il capitolo 21 del Vangelo di Giovanni ci porta sulle rive del lago di Tiberìade. I discepoli, ancora disorientati dopo la morte e resurrezione di Gesù, tornano a pescare. È come se cercassero di tornare alla vita di prima. Ma quella notte faticano invano. Solo con la presenza del Risorto, la pesca diventa abbondante. E lì, su quella riva, Gesù li attende con del pane e del pesce sul fuoco. È un’immagine delicata, familiare: il Signore che si prende cura dei suoi, anche nei gesti più semplici.
Il cuore del brano è il dialogo tra Gesù e Pietro. Dopo il triplice rinnegamento, ora arriva il triplice atto d’amore:
«Simone di Giovanni, mi ami tu?»
A ogni risposta d’amore, Gesù affida a Pietro un compito: «Pasci le mie pecorelle». È l’amore che guarisce, che restituisce fiducia, che trasforma la debolezza in missione.
Nel mese di maggio, dedicato a Maria, non possiamo non pensare alla sua presenza silenziosa e fedele anche dopo la risurrezione. Se Pietro ha rinnegato, Maria è rimasta. Dove i discepoli si sono dispersi, lei è rimasta sotto la croce, testimone dell’amore fino alla fine.
San Bernardo di Chiaravalle dice:
«Maria è la scala dei peccatori, la speranza del perdono, la via più dolce per tornare a Cristo».
- Ritorniamo al Signore anche dopo le nostre cadute – Come Pietro, anche noi possiamo sbagliare, rinnegare, dubitare. Ma Gesù ci attende, ci perdona e ci affida nuovamente fiducia. Non temiamo di ricominciare.
- Lasciamoci accompagnare da Maria – In questo mese mariano, troviamo nella preghiera del Rosario un cammino per crescere nella fiducia e nell’amore verso suo Figlio. Lei ci guida sempre verso il cuore di Cristo.
Che ogni giorno, anche quando sembra vuoto come quella notte sul lago, possa riempirsi della presenza del Risorto e del suo invito: “Seguimi!”
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