5 Agosto 2025 – COMMENTO AL VANGELO – Mt 14,22-36

Don Alessandro FaranoBlogLeave a Comment

Martedì della XVIII settimana del tempo ordinario

Il brano del Vangelo di Matteo (14,22-36) ci porta in un momento cruciale della vita dei discepoli, subito dopo la moltiplicazione dei pani, che aveva generato un clima di euforia e persino il desiderio di fare di Gesù un re. In questo contesto, Gesù, con un gesto energico, costringe i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, mentre lui congeda la folla e sale sul monte a pregare.
Immaginiamo la scena in questo mese di agosto, spesso dedicato a vacanze e relax, un tempo ideale per la riflessione e la meditazione. I discepoli si ritrovano in mare, da soli, di notte, con la barca agitata da un vento contrario[5]. Questa immagine della barca in balia delle onde è spesso vista come simbolo della comunità cristiana che attraversa le difficoltà della storia. Gesù è assente, sul monte a pregare, eppure la sua presenza è palpabile.
Alla quarta veglia della notte, Gesù cammina sulle acque e si avvicina a loro. I discepoli, terrorizzati, lo scambiano per un fantasma. Ma Gesù li rassicura subito: “Coraggio, sono io, non temete!“. Qui, il “sono io” di Gesù richiama l’affermazione divina nell’Antico Testamento, rivelando la sua identità trascendente. Il Signore è colui che permette di camminare “sopra le acque”, vincendo l’abisso e la morte, una metafora del superamento del male e della morte stessa.
Pietro, con la sua caratteristica impulsività e fede ancora fragile, chiede a Gesù di poterlo raggiungere camminando sull’acqua: “Signore, se sei tu, comandami di venire da te sulle acque”. Gesù gli dice: “Vieni”. Pietro, scendendo dalla barca, inizia a camminare, ma quando sposta lo sguardo da Gesù e si concentra sul vento forte, ha paura e comincia ad affondare. La sua esclamazione: “Signore, salvami!” è un grido di aiuto che ciascuno di noi può pronunciare nei momenti di difficoltà.
Gesù, prontamente, gli tende la mano e lo afferra, rimproverandolo: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?“. Questo rimprovero non è di condanna, ma di salvezza, mirato a far crescere la fiducia di Pietro. È un richiamo alla piccolezza della nostra fede e alla nostra tendenza a dubitare e a cedere alla paura. Non a caso, san Gregorio Magno affermava: “La fede è il fondamento della nostra salvezza. È attraverso di essa che ci avviciniamo a Dio e riceviamo la sua grazia”. La fede è ciò che ci permette di “camminare sulle acque”, di affrontare ciò che sembra impossibile.
Appena Gesù e Pietro salgono sulla barca, il vento cessa e quelli che erano con loro si prostrano, riconoscendo: “Davvero tu sei Figlio di Dio!“. Questo episodio evidenzia che Gesù è superiore al vento e al mare, è più reale di ogni realtà naturale e ha il potere di dominarla.
Nella nostra vita quotidiana, questo brano ci offre un consiglio di fede pratica. Spesso, come Pietro, ci concentriamo sulle “tempeste” che ci circondano – le difficoltà, le paure, le incertezze del futuro. In questi momenti, la tentazione è quella di dubitare, di affondare. Il consiglio è mantenere lo sguardo fisso su Gesù. Come Pietro camminava finché guardava Lui, così anche noi, se ci concentriamo su Cristo e sulla sua Parola, possiamo affrontare l’impossibile. Nei momenti di relax di agosto, possiamo imparare a “scendere dalla barca” delle nostre sicurezze terrene e osare affidarci a Lui, sapendo che la sua mano è sempre pronta a rialzarci e che il suo amore è universale e per tutti.

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