26 Novembre 2025 – COMMENTO ALLA PAROLA

Don Alessandro FaranoBlogLeave a Comment

Mercoledì della XXXIV settimana del tempo ordinario

Nel mercoledì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario anno C, la Parola ci conduce nel cuore della speranza che nasce non dalle circostanze favorevoli, ma dalla promessa di Dio che trasforma anche ciò che sembra distrutto. Nella prima lettura, Daniele interpreta al re Baldassar la misteriosa scritta sul muro e lo fa con una lucidità che viene dalla fede: Daniele 5,23: “Non hai glorificato il Dio che tiene in mano il tuo soffio vitale e tutte le tue vie.” È come se la Scrittura sussurrasse che il vero dramma dell’uomo non è la fragilità, ma l’illusione di bastare a se stesso. Il re ha perso il senso della realtà perché ha perso il riferimento a Dio. Daniele, invece, vede la verità perché il suo cuore è radicato in una relazione viva con il Signore. Il salmo responsoriale allora diventa una risposta naturale: Daniele 3,62: “Sole e luna, benedite il Signore.” Tutto il creato benedice Dio, mentre l’uomo rischia di dimenticarlo. La lode di Daniele e dei tre giovani nella fornace ci ricorda che la vita trova armonia solo quando riconosce la propria sorgente.

Nel Vangelo, Gesù parla di segni nel sole, nella luna e nelle stelle, eppure l’invito centrale non è quello di spaventarsi, ma di sperare: Luca 21,28: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.” È un capovolgimento straordinario: ciò che sembra annunciare la fine diventa invece l’inizio della liberazione. E Gesù aggiunge una chiave di lettura fondamentale: Luca 21,33: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.” Tutto ciò che l’uomo costruisce è passeggero, ma ciò che Dio dice resta, sostiene, illumina. Come ricorda san Giovanni Crisostomo: «Chi si appoggia sulla Parola di Dio è come chi posa i piedi su una roccia.»

La Parola di oggi ci provoca a una domanda semplice: su cosa sto costruendo la mia speranza? Su ciò che passa, o su ciò che resta? Le vicende del mondo possono far tremare, ma Gesù invita non a chinare il capo, bensì ad alzarlo. Non a chiudersi, ma ad aprirsi. Non a temere la fine, ma a riconoscere che Dio prepara sempre un nuovo inizio.

E allora, nella vita quotidiana, un consiglio di fede pratica: oggi scegli intenzionalmente di alzare il capo, non tanto fisicamente, quanto interiormente. Se una preoccupazione ti schiaccia, portala davanti al Signore. Se una paura ti afferra, pronuncia una sua parola che non passa. Se tutto ti sembra confuso, fermati, respira e ripeti: “La mia liberazione è vicina.” Lascia che la speranza di Dio entri nei tuoi gesti, nel tuo sguardo, nelle tue decisioni. È così che iniziamo a vivere già ora come uomini e donne che non appartengono alla paura, ma alla luce.

𝗜 𝗡𝗢𝗦𝗧𝗥𝗜 𝗖𝗔𝗡𝗔𝗟𝗜

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