Giovedì della XVI settimana del tempo ordinario

Il brano di Matteo 13,10-17 ci introduce nel cuore del mistero delle parabole. I discepoli chiedono a Gesù perché parli alla folla in parabole, e la risposta del Maestro è illuminante: «A voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. […] Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono». Gesù richiama la profezia di Isaia: «Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo si è indurito» (Is 6,9-10).
Le parabole rivelano e insieme velano il mistero del Regno: solo chi si dispone con cuore aperto e umile può accogliere la Parola e lasciarsi trasformare. È un invito a non dare per scontata la fede, ma a coltivare uno sguardo nuovo, capace di riconoscere la presenza di Dio nella vita quotidiana.
Sant’Agostino commenta così: «Se vuoi capire le parole di Dio, piega il tuo cuore, non la testa. L’umiltà è la porta della sapienza». Solo chi si fa piccolo, come i discepoli, riceve la grazia di “vedere” e “udire” davvero.
Nel mese di luglio, la Chiesa ci invita a contemplare il Preziosissimo Sangue di Gesù, segno supremo dell’amore che si dona fino alla fine. Il Sangue di Cristo è il prezzo della nostra redenzione, come ricorda san Pietro: «Non a prezzo di cose corruttibili foste liberati, ma con il sangue prezioso di Cristo» (1Pt 1,18-19). Questo mistero ci interpella: quanto siamo disposti a lasciarci toccare e rinnovare dal sacrificio di Gesù?
Il Vangelo ci invita a non essere “duri di orecchi” o “ciechi di cuore”, ma a riscoprire ogni giorno la bellezza dell’ascolto e della contemplazione. Un consiglio pratico: dedica ogni giorno, magari in questo mese di luglio, qualche minuto davanti al Crocifisso o durante la Messa, per ringraziare Gesù per il suo Sangue versato e chiedere occhi e cuore nuovi, capaci di riconoscere la sua presenza nelle piccole cose.
Solo accogliendo la Parola con semplicità e lasciandoci rinnovare dall’amore di Cristo, anche noi potremo essere “beati” perché vediamo e ascoltiamo ciò che tanti hanno desiderato.
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