17/11/2025 – COMMENTO AL VANGELO – Lc 18,35-43

Don Alessandro FaranoBlogLeave a Comment

Lunedì della XXXIII settimana del Tempo Ordinario – Anno C

Oggi, memoria di Santa Elisabetta d’Ungheria, i brani della Messa ci parlano di fede che salva, di perseveranza in mezzo all’oppressione e di un incontro trasformante con Cristo: nella prima lettura dal primo Libro dei Maccabei (1 Mac 1,11-16.43-45.57-60.65) assistiamo al dramma del popolo che, sotto Antioco Epifane, viene sedotto da alleanze profane e abbandona le proprie usanze sacre, ma c’è chi resiste, chi non tradisce la promessa; nel Vangelo secondo Luca (Lc 18,35-43) incontriamo un cieco che, nonostante la folla lo rimproveri, grida più forte: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!», e Gesù gli restituisce la vista perché riconosce la sua fede; nel Salmo responsoriale (Sal 119:53.61.134.150.155.158) infatti echeggia un grido di sofferenza e insieme di fiducia: «Dammi vita, Signore, ed osserverò le tue parole». C’è un filo che unisce tutto – la minaccia, la sofferenza, la chiamata a restare fedeli, e la risposta di misericordia di Dio: la legge divina non è una costrizione, ma una via di vita, e la fede non è un semplice appello, ma una fiducia che apre il cuore al perdono e alla guarigione.

In questo giorno ricordiamo Santa Elisabetta d’Ungheria, principessa che rinunciò alle ricchezze per dedicarsi ai poveri, fondò un ospedale, si fece umile serva degli ultimi: la sua vita è un’eco vivente della legge di Dio incarnata nella carità. Come lei, possiamo vedere nella nostra chiamata quotidiana non un peso da sopportare, ma una via per rispondere al Signore con gesti concreti di amore. E come Santa Elisabetta ha saputo “restare”, anche quando tutto sembrava ostile, così siamo invitati a perseverare nella nostra fedeltà, confidando che Dio vede il nostro grido.

Nella vita di tutti i giorni, il consiglio pratico di fede è questo: cerca di fare una piccola opera di misericordia oggi, anche se ti sembra insignificante – può essere un semplice gesto verso una persona in difficoltà, una parola di conforto, un’offerta modesta ma sincera. E quando ti senti “cieco” davanti alle ingiustizie o alle difficoltà interiori, permetti al Signore di restituirti la vista con la tua preghiera insistente – grida con fiducia, come il cieco di Gerico, perché la tua fede può davvero aprire un nuovo orizzonte.

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