19/11/2025 – COMMENTO AL VANGELO – Lc 19,11-28

Don Alessandro FaranoBlogLeave a Comment

Mercoledì della XXXIII settimana del tempo ordinario

Oggi, mercoledì della XXXIII settimana del Tempo Ordinario anno C, la Parola ci invita a contemplare il coraggio di chi dà tutto per fedeltà a Dio e la responsabilità di ciò che ci è stato affidato. Nella prima lettura leggiamo (2 Mac 7,1.20-31) la struggente testimonianza dei sette fratelli martiri e della loro madre, che preferiscono subire torture terribili piuttosto che trasgredire la Legge. Uno di loro afferma: «2 Mac 7,9: “Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo … ci risusciterà a vita nuova ed eterna.”» (CEI) Nel salmo responsoriale (Sal 17,1b cd.5-6.8b.15) emerge la supplica fiduciosa: «Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio», seguita dalla dichiarazione: «Io passo la notte in vigilanza, poiché tu, Signore, mi custodisci» e la consapevolezza che «alla tua presenza vi è abbondanza di gioia». Nel Vangelo (Luca 19,11-28) Gesù racconta la parabola delle dieci mine: un uomo di nobili natali parte per ricevere un regno e incarica i suoi servi di investire ciò che ha dato loro, perché quando tornerà vorrà vedere frutto; chi ha operato con saggezza riceve responsabilità, chi ha avuto paura e nascosto quanto ricevuto viene rimproverato: «Luca 19,21-23: “Signore, ecco la tua mina che ho tenuta nascosta… avevo paura… perché sei un uomo severo… perché non hai consegnato il mio denaro a una banca?”».

C’è un legame profondo tra i martiri dei Maccabei e i servi della parabola: entrambi ricevono un dono – la Legge, la mina – e la libertà di usarlo. I martiri lo difendono fino al sacrificio, confidando nella risurrezione; i servi sono giudicati su come hanno gestito ciò che il Signore ha affidato loro. Il salmo ci ricorda che non siamo soli in questa responsabilità: Dio «ci custodisce», veglia su di noi mentre viviamo nell’attesa del suo ritorno.

La Chiesa antica già guardava ai Maccabei come a modelli. Come ricorda la Catechesi della Chiesa Cattolica: i martiri dei Maccabei proclamarono con forza la speranza della risurrezione: «da lui spero di riaverle di nuovo» (2 Mac 7,11) e «sarà bello morire… per attendere da Dio … di essere da lui di nuovo risuscitati» (2 Mac 7,14)  Anche sant’Agostino, nei suoi sermoni, affermava che i Maccabei «morirono per la Legge, ma ­morirono per Cristo», perché il martirio fedele li unisce al sacrificio di Gesù  .

E oggi? Nella nostra vita quotidiana, il brano ci incoraggia a chiedere: cosa mi ha dato il Signore? Può essere una qualità, un talento, il tempo, una relazione, un impegno evangelico. Non lasciare quel “tesoro” nascosto: investi nella preghiera, nel servizio, nell’amore agli altri. Anche se sembra che Dio non torni subito, agisci come quei servitori: lavora con fedeltà, rendi frutto. E quando la prova arriva, ricorda i Maccabei: la speranza della risurrezione ci sostiene, e Dio è fedele a custodire le nostre vite.

𝗜 𝗡𝗢𝗦𝗧𝗥𝗜 𝗖𝗔𝗡𝗔𝗟𝗜

https://linktr.ee/Ilcenacolowebtv

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *