Martedì della settima settimana di Pasqua

Nel brano di Giovanni 17,1-11a, Gesù eleva lo sguardo al Padre e prega con un’intimità profonda, chiedendo di essere glorificato perché possa a sua volta glorificare il Padre, e soprattutto perché i suoi discepoli, che gli sono stati affidati, siano custoditi nel mondo. Qui si manifesta il cuore della missione di Cristo: donare la vita eterna, che consiste nel conoscere il vero Dio e colui che Egli ha mandato (v.3). Questa preghiera sacerdotale è un invito a entrare nella comunione trinitaria, partecipando alla vita stessa di Dio.
San Leone Magno, padre della Chiesa, commentando questo passo, sottolineava come «la preghiera di Cristo non è solo intercessione, ma un’offerta totale di sé e dei suoi, un atto di amore che unisce il cielo e la terra» (Sermone 74). In essa si rivela il mistero del Sacro Cuore di Gesù, che in questo mese di giugno, a Lui dedicato, contempliamo come fonte inesauribile di amore e misericordia.
Oggi ricordiamo anche la memoria liturgica di San Carlo Lwanga e dei suoi compagni martiri, testimoni coraggiosi di questa stessa comunione con Cristo, disposti a dare la vita pur di rimanere fedeli al Signore. Essi incarnano la preghiera di Gesù che chiede al Padre di custodire i suoi nel mondo, anche di fronte alla persecuzione.
Nella vita quotidiana, questo brano ci invita a vivere con fiducia e abbandono nelle mani del Padre, sapendo che Gesù intercede per noi. Un consiglio di fede è quello di affidare ogni giorno le nostre paure, le nostre relazioni e le nostre sfide al Sacro Cuore di Gesù, pregando con semplicità: «Custodiscimi nel tuo amore, Signore, come tu custodisci i tuoi». Così potremo affrontare le difficoltà con coraggio e speranza, testimoniando con la vita la comunione d’amore che Gesù ha voluto per noi.
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